Quale connessione?
La coscienza del Pianeta Terra questo essere spesso sconosciuto, nel quale secoli fa è stata introdotto la coscienza della separazione, per far sì che l’essere umano dimenticasse il proprio potere e multidimensionalità.
La coscienza multidimensionale esiste anche qui sulla Terra, per questo motivo uso spesso la parola creatura, un insieme di Esseri o coscienze che chiedono di essere incarnate ed esprimersi e hanno come comun denominatore me.
Non mi riferisco all’anima, che si incarna anche qui, su questo pianeta ma a quelle specie, non del tutto umane tutta via ben vive e vegete attraverso di noi.
Immaginate una connessione che viaggia in senso orizzontale abbracciando le altre nostre dimensioni della Terra e le radica in questa realtà. La creatura non è addomesticata attraverso alcun percorso e ha una prospettiva differente rispetto a tutto ciò attraverso il quale ci identificavamo, inoltre è quella che ci guida esattamente verso la nostra natura autentica e la connessione autentica della nostra anima. È un richiamo antico, ancestrale e lo senti nel corpo.
Ne esiste anche una diciamo “verticale” che si espande anche al di fuori di questo pianeta.
Orizzontale e verticale son termini puramente indicativi per la nostra mente che ha bisogno di incasellare tutto in uno spazio e in tempo (prima-dopo, sopra-sotto), in realtà è tutto presente.
Abbracciando questa interezza possiamo connetterci al Sé Superiore che funziona come un gigantesco filtro, e da lì possiamo chiedere di interagire con Esseri altri da noi.
Quando si tratta di altri mondi e dimensioni si tende a pensare di aver a che fare unicamente con altri aspetti di noi stessi, se però proiettiamo la nostra attenzione sulle altre dimensioni della Terra sappiamo che esistono anche esseri che abitano le rocce, gli alberi, le montagne ecc. e non siamo noi in altre dimensioni.
Prima di interagire con altre coscienze dobbiamo imparare a vivere chi siamo qua prima, e passo fondamentale vivere la nostra natura più autentica ecco perché è importante abbracciare il nostro essere creature. Io mi rivolgo sempre a coloro i quali vivono un percorso un po’ diverso, che comunque hanno lottato un po’ con se stessi per rigidità o per paura tagliando fuori o velando parti di sé, quelle che mettono un po’ a disagio e non sono ombre da trasmutare.
Qui casca l’asino la maggior parte delle volte, perché anche in ambito “spirituale” viene mantenuta attiva la “separazione” dallo spirito, esplorando le realtà da un punto di partenza frammentato.
Quindi spesso la coscienza del Pianeta Terra diventa un essere non conosciuto, non viene neanche considerato come entità ma un’appendice dell’essere umano o un riflesso della loro creazione per quanto riguarda le coscienze.
Un frutto di una proiezione mentale e non partorito da uno spazio grembo che non solo è profondamente radicato, ma abbraccia questa e altre dimensioni, questo e altri mondi. Questo è spazio nel quale incontrano e scontrano forze note e non note, dove il caos precede la rigenerazione della vita.
È stata introdotta tra gli uomini una falsa coscienza che continua a generare muri e separazione. Antiche conoscenze, connessione con Anima, cosmo, Esseri e autenticità son state rimaneggiate attraverso il controllo e lo spauracchio della punizione, decretando come uniche e vere le proprie leggi, ed etichettando come irreale, meno evoluta, o addirittura malvagia qualsiasi coscienza che ricordasse una realtà e una saggezza differenti, senza alcun rispetto per la coscienza di questo pianeta e della sua forza vitale.
Siamo stati abituati a pensare che il divino stia sopra di noi, qualcosa verso il quale tendere e trasmutare caratteristiche più “materiali” o di cui mimarne l’espressione per essere amore autentico. Così quando si pensa al nostro esseri divini, si pensa unicamente alla nostra parte umana, immediatamente visibile e misurabile.
Secondo la mia esperienza il concetto di anima in questo mondo passa dall’abbracciare qui quegli altri esseri che formano la creatura essere umano incarnato su questo pianeta. Un insieme di coscienze e frequenze che compongono la nostra firma distintiva e incarnano saggezza ed espansione.
La forma di queste coscienze è unica e funzionale alla miglior espressione dell’Universo.
Allo stesso modo sono espressioni dell’Universo anche quegli Esseri che abitano le altre dimensioni della Terra e son distinti da noi. Pertanto, quando non rientrando nei canoni di chi promuove la coscienza della separazione, alcuni di questi Esseri vengono etichettati come “esseri non di Luce” o “non compassionevoli” si sta creando il terreno per una pessima situazione, proiettando limiti o dogmi su Esseri tanto sacri esattamente quanto lo siamo noi, e sicuramente con una conoscenza assai più ricca e variegata rispetto alla nostra grazie alla propria esistenza. Non sta scritto da nessuna parte che per essere etichettati come benevoli debbano voler interagire con noi per forza o abbiano bisogno dei nostri consigli o aiuti non richiesti, tra l’altro,
Quindi non solo ci è stato insegnato come mantenerci separati dalla nostra parte più sacra ma anche dalla realtà. Perché? Soprattutto ora in questo periodo di fermento evolutivo, dove molte persone travolte dalle proprie parti nascoste o soppresse invocano l’intervento salvifico di Esseri o Entità, oppure pensano di dover sublimare attaccamenti umani e pulsioni naturali cedendo così la connessione con il nostro Essere autentico. Perché?
Vogliamo ritrovare il nostro potere personale, riconoscerci creatori ma alla fine alcuni abbracciano una realtà sterile, frutto della separazione. Pensare che gli esseri di altre dimensioni siano un riflesso della nostra creazione, come mi è capitato di sentire ultimamente, è un atto di totale arroganza, calpestando un Essere talmente variegato e potente come il nostro pianeta. Si instaurano gerarchie ed esclusione dove esiste interconnessione. Saggezza infinita acquisita attraverso eoni, con prospettive differenti (lo stesso vale per esseri di altri pianeti) etichettate come malvagità.
Per interagire con coscienze evolute, depositarie di conoscenza e saggezza, che appartengano alle dimensioni della Terra o altri pianeti, o Universi, dobbiamo imparare ad affrontare i mostri che ci portiamo dentro e ai quali diamo potere, occorre essere autentici, comprendere la sacralità delle nostre paure e quale sia il loro fondamento dentro di noi, cosa ci stanno raccontando e non vogliamo ammettere?
Non possiamo neanche forzare la nostra presenza con altri esseri e un loro no, non significa che siano brutti e cattivi. Son semplicemente differenti e finché non impariamo ad abbracciare tutte le nostre dimensioni non potremmo reggere altre frequenze.
Se durante una interazione a causa della frammentazione che ci è stata insegnata ci sentissimo sminuiti dalla loro presenza e capacità di stare nel potere personale senza che si occupino di alleviare il divario che sentiamo, potremmo credere di essere preda perché non ci illudono di essere maestri della situazione se questo non corrisponde al vero.
Vi ricordate il considerare la Terra e le sue dimensioni una nostra appendice? Farci sentire superiori perché non possono esistere aspetti diversi da quelli autorizzati? Tutto ciò che non è uniformato e sfida a trovare una differente prospettiva viene etichettato come minaccia.
Mantengono il divario offrendoci una scelta, la possibilità di scegliere di evolvere e ritrovare il nostro potere personale, e non un percorso obbligato. Dopo eoni di esistenza detenere saggezza non è un fatto personale, vien da altre prospettive ed esperienze!
La visione così limitata è quella di chi vien tenuto in cattività e al quale vien insegnato ad odiare ciò che è diverso, manipolandolo.
Il nostro desiderio e richieste di contatto o interazioni con altri mondi vengono udite, ma cosa accade quando una realtà che esce dai canoni incontra una che è recintata?
Ci si sente privi di riferimenti e senza controllo sulla situazione, la paura è la prima reazione, è naturale. Poi dipende dalla consapevolezza personale, capacità e la possibilità di elaborare il fatto, in un recinto l’esperienza diventa un assoluto e il divario tra ciò che è noto con l’ignoto viene colmato proiettando i propri limiti.
La domanda è: siamo pronti a vivere il nuovo che tanto desideriamo?
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